Tipologia: Nuraghe
Periodo/Età: Bronzo Medio-Età romana imperiale
Stato di Conservazione: Elevato
Accessibilità: Ottima
Fruibilità: Si
Condizione Giuridica/Proprietà: Comunale
Altitudine: 29 m. s.l.m.
Bibliografia: M.A. Fadda, Una particolare classe ceramica del nuraghe San Pietro di Torpè, in AA.VV., La Sardegna nel Mediterraneo tra il Bronzo Medio e il Bronzo Recente (XVI-XIII sec. a.C.), Atti del III Convegno di studi “Un millennio di relazioni fra la Sardegna e i Paesi del Mediterraneo”, Selargius - Cagliari 19-22 novembre 1987, Edizioni della Torre, Cagliari 1992, pp.71-81 (ivi bibliografia precedente); A. Pala, Torpè. I monumenti archeologici, Olbia 2012, pp.67-78 (ivi bibliografia precedente)
Il nuraghe S. Pietro sorge a 3 km dal centro abitato, in mezzo alla pianura attraversata dal Rio Posada che scorre a poche centinaia di metri. Il monumento venne interessato per la prima volta da una campagna di scavo nel 1973 a seguito di danneggiamenti operati da clandestini. A partire dal 1980 e per quattro anni consecutivi sono stati eseguiti lavori di scavo e di restauro del nuraghe. Gli interventi recenti hanno messo in luce un nuraghe complesso quadrilobato con mastio centrale e quattro torri aggiunte in senso laterale ad addizione concentrica. La torre centrale, che ha un diametro esterno di m 14,54. è costruita con grossi blocchi sbozzati disposti a filari con numerose zeppe. Ha un ingresso, esposto a Sud, di forma rettangolare (lungh. m 4,00 x m 1,20), coperto a piattabanda, nel quale si apre sul lato destro una garitta di guardia (lungh. m 2,00 x m 1,00) e sul lato sinistro una scala ad andamento elicoidale con copertura a solaio, che porta sul terrazzo. Il corridoio conduce alla camera centrale (diam m 12,56), nella quale si aprono tre nicchie disposte a croce che misurano, procedendo in senso orario, m 1,50 x m 1,40 x m 1,00. Le nicchie, conservate interamente, sono costruite con muri aggettanti che si chiudono ad arco a sesto acuto. Lo scavo ha portato alla luce un cortile con cortine murarie ad andamento retto-curvilineo, che delimitano un'area di forma molto irregolare; la struttura, che rivela diverse fasi costruttive, è composta da lastrine di scisto locale.
All'interno del cortile affiora un pozzo che ha 60 cm di diametro alla bocca e si allarga a forma d'imbuto fino ad una profondità di m 5,80. Nello stesso cortile si aprono tre vani con ingresso architravato; uno di essi, in asse all'ingresso del nuraghe, è costituito da una grande torre circolare con lungo corridoio che conserva in posto alcuni blocchi della copertura a piattabanda e risulta leggermente sopraelevato rispetto al piano di base della torre. Le due torri aggiunte sul lato N/N.W. sono entrambe costruite con blocchi di dimensioni più piccole e di tipo diverso rispetto a quello della torre centrale.
L'ultima campagna di scavo ha messo in luce il muro esterno del mastio centrale sul lato S.E. Dopo la rimozione di una grande quantità di materiale di crollo, a una profondità di m 3 a partire dal primo filare, è affiorato un grande vano di m 3,30 di diametro, addossato alla muratura della torre, costruita con blocchi di scisto di medie dimensioni disposti a filari. Il vano ha, inoltre, una nicchia sopraelevata a pianta ellittica con copertura di lastrine di scisto aggettanti che chiudono un piccolo ripostiglio. Alla base dello stesso vano, lungo tutta la circonferenza, è affiorato un bancone in prossimità del quale sono stati rinvenuti numerosi vasi integri ed altri perfettamente ricomponibili, costituiti da piccole ciotole di forme diverse e numerosi tegami sovrapposti. Al centro del vano stava un focolare delimitato da pietre arrotondate, con diversi battuti d'argilla alternati con strati di cenere e carbone che testimoniano le varie fasi di utilizzo del focolare. Nello stesso vano si apre un grande deposito a pianta oblunga dal quale provengono numerosi frammenti di vasi a corpo globulare e alcuni singolari frammenti di ceramica con decorazione impressa a pettine. La torre F, posta sul lato S.W. con un deposito di 3 metri, ha restituito una serie di strati culturali che testimoniano la vita nel nuraghe a partire dalle fasi finali dell'età del Bronzo antico, caratterizzata da vasi di tradizione Bonnanaro, fino all'età imperiale. La torre F è l'unica del nuraghe ad essere stata utilizzata in epoca romana. Nella I età imperiale, probabilmente tra la fine del I e la metà del II sec. d.C., il vano fu sistemato a granaio; in questo strato sono stati rinvenuti una cospicua quantità di grano e fave, molti frammenti di contenitori di sughero e legno, buona parte di una cesta di giunchi intrecciati, frammenti di ceramica e molti frammenti di anfore pertinenti a due sole forme, una delle quali vicina alle DRESSEL 13 e 14, forse usate o riusate per contenere grano. Le prime analisi paleobotaniche, eseguite dal dr. Lorenzo Costantini del Ministero BB.CC.AA., hanno accertato l'origine orientale di una delle tre qualità di grano presenti, per la quale non si esclude una coltivazione locale, anche nella fertile vallata circostante il nuraghe. Il granaio fu distrutto dal crollo della volta della torre sul quale furono sistemate poche sepolture, probabilmente nei secoli II-III d.C.
Tra i numerosissimi materiali fittili, rinvenuti nel monumento, particolarmente interessanti un gruppo di vasi bitroncoconici, caratterizzati da un piccolo piede cilindrico, pieno, che sostiene una vasca emisferica o leggermente troncoconica, comunemente chiamati in Sardegna, vasi "a fruttiera", rinvenuti negli strati più profondi dei vani D-F, e riferibili al Bronzo medio. Tra i reperti più significativi uno specchio in bronzo con manico traforato lavorato a cordicella attribuibile alla prima età del Ferro. In base a quanto riferito da G. Lilliu che scrive del rinvenimento all’interno del nuraghe di un deposito votivo immerso in banchi di cenere e carboni del rogo sacrificale, costituito da ex-voto di utensili e oggetti ornamentali in bronzo, frammenti di bronzi figurati, verghe di piombo, figurine nude maschili e parti anatomiche in coropolastica rozzamente modellate, non è da escludere, nel IX-VIII sec. a.C., una fase di utilizzo del monumento con connotazioni cultuali.